Il Museo di Grotta Paglicci eternamente chiuso. Serve darlo in gestione!
Nonostante l’inaugurazione in pompa magna di qualche estate fa il Museo del Paleolitico di Rignano Garganico, che ospita alcuni dei reperti di Grotta Paglicci, noto sito preistorico di fama mondiale, è da tempo chiuso e non è stato mai dato in gestione, se non per pochi giorni all’anno e in occasioni particolari.
Nonostante l’inaugurazione in pompa magna di qualche estate fa il Museo del Paleolitico di Rignano Garganico, che ospita alcuni dei reperti di Grotta Paglicci, noto sito preistorico di fama mondiale, è da tempo chiuso e non è stato mai dato in gestione, se non per pochi giorni all’anno e in occasioni particolari.
La scrivente organizzazione, al cui interno ha dato vita al gruppo di lavoro “Amici di Grotta Paglicci”, si occupa del sito paleolitico di Paglicci da oltre 30 anni ed ha organizzato una serie di eventi ad esso dedicato tra cui convegni, visite guidate e il Premio Jalarde, dedicato al Brigante che viveva in grotta nell’Ottocento. Sul sito la nostra associazione ha scritto/edito articoli e persino qualche libro, tra cui gli ultimi due di Arturo Palma di Cesnola, storico archeologo dell’Università di Siena che ha dedicato la sua vita al sito preistorico rignanese.
Proprio oggi parte la Summer School Archeologica del Parco Nazionale del Gargano che terminerà il prossimo 2 settembre. Lo scopo del progetto è quello di creare una rete tra le varie strutture museali e gli Enti pubblici/privati che li gestiscono, in modo da rilanciare il turismo culturale e di settore a livello nazionale ed internazionale.
Bella iniziativa, ma cozza con la realtà dei fatti:
– il Museo di Grotta Paglicci da un anno non è gestito da nessuno ed è difficile capire a chi bisogna rivolgersi per portare visitatori, turisti e scolaresche; il Comune non risponde alle richieste avanzate durante tutto l’anno dal Circolo e da altre organizzazioni culturali locali;
– la Grotta è in perenne abbandono ed è a rischio crollo; da decenni l’Università degli Studi di Siena ha abbandonato gli scavi anche per questo; al suo interno però sono ancora custoditi tesori archeologici di inestimabile valore, come sepolture paleolitiche, impronte di mano, pitture parietali, graffiti, utensili e resti di frequentazione umana ed animale che va dai 500.000 agli 11.000 anni fa;
– il Museo odierno ospita solo una piccolissima quantità dei reperti rinvenuti a Paglicci, che per incomprensibili ragioni risultano catalogati, studiati e conservati presso gli archivi/depositi del Museo Archeologico Nazionale di Manfredonia e della stessa Università degli Studi di Siena; perché non restituirli ai legittimi proprietari, che restano i Rignanesi e la Comunità locale?
Va detto tuttavia che ci sono due finanziamenti, uno di 500.000 euro per mettere in sicurezza proprio la Grotta, ma finora non si è visto alcun bando pubblico in merito; l’altro di 1 milione di euro per “allargare” l’attuale struttura museale e probabilmente renderla più accessibile ai suoi fruitori.
Continueremo a parlare di questi argomenti anche in futuro, nel frattempo annunciamo un Convegno autunnale dedicato a Grotta Paglicci e al Brigante Ottocentesco Gabriele Galardi, da cui deriva il nome di Rotte de Jalarde.
Angelo Riky Del Vecchio
Presidente Circolo Culturale Giulio Ricci